Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios temptaris numeros.
Ut melius, quidquid erit, pati, seu plures hiemes, seu tribuit Iuppiter ultimam, quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare Tyrrhenum: sapias, vina liques, et spatio brevi spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero. (Orazio)
Guardate cosa ha combinato il temporale che s'è scatenato a Trieste all'alba. Piante divelte, seggiole in pesante metallo trascinate per ben 50 metri... quindi, senza voler strafare faccio mie le parole del grande Orazio: carpen diem, non pensare a domani.
Non domandarti - non è giusto saperlo - a me, a te
quale sorte abbian dato gli dèi, e non chiederlo agli astri,
o Leuconoe; al meglio sopporta quel che sarà:
se molti inverni Giove ancor ti conceda
o ultimo questo che contro gli scogli fiacca le onde
del mare Tirreno.
Sii saggia, mesci il vino
- breve è la vita - rinuncia a speranze lontane.
Parliamo
e fugge il tempo geloso:
carpe diem, non pensare a domani.
carpe diem, non pensare a domani.