I ricordi affiorano, mentre rivedo le immagini che scorrono, come in uno slide show, nella mia memoria. Ricordi di tredici anni passati insieme al mio cagnolino Joy, gioia mia, indimenticabile.
Un pomeriggio di dicembre andai a prenderlo in quella casa, oramai non più sua, di cui lui orfano, allora ospite non più gradito, doveva lasciare.
I primi approcci con un cagnolino di due anni, di una che di cani non aveva esperienza alcuna.
Lo presi in braccio meravigliandomi di quanto poco pesasse, tre chili scarsi aveva.
Lo portai a casa mia. Lo rivedo impacciato, cauto, un po nervoso. Gli diedi da mangiare e bere e poi lo misi sul pavimento sopra un mio vecchio cuscino.
Lo portai a casa mia. Lo rivedo impacciato, cauto, un po nervoso. Gli diedi da mangiare e bere e poi lo misi sul pavimento sopra un mio vecchio cuscino.
Mentre scendeva la sera rimase per tutto il tempo "attaccato alle mie sottane", non mi lasciava mai un momento, da quanto insicuro era. Poi con la notte arrivò l'ora del sonno, misi il suo cuscino a fianco del mio letto e ci preparammo a dormire.
Nel momento in cui spensi la luce, sentì un fruscio e poi il suono delle sue zampette scalpitare sul pavimento, lo sentì annusare ogni angolino della stanza e poi della casa intera. No, non fece la pipì per fortuna, voleva solo conoscere la nuova casa, cosa che non aveva osato fare prima. Io feci finta di niente e lo lasciai fare, capivo il suo bisogno di scoprire i segreti della nuova padroncina. Ad un certo punto della notte mi svegliai con un peso insolito sul collo, era Joy che si era addormentato sul mio cuscino. Con un no deciso lo feci scendere dal letto e non li permisi mai più di farlo. Joy era un adorabile furbacchione, sapeva che non lo volevo sul letto, quindi se c'ero non osava, ma quando uscivo dovevo chiudere la stanza, sennò avrei trovato le sue impronte sul mio cuscino.
Nel momento in cui spensi la luce, sentì un fruscio e poi il suono delle sue zampette scalpitare sul pavimento, lo sentì annusare ogni angolino della stanza e poi della casa intera. No, non fece la pipì per fortuna, voleva solo conoscere la nuova casa, cosa che non aveva osato fare prima. Io feci finta di niente e lo lasciai fare, capivo il suo bisogno di scoprire i segreti della nuova padroncina. Ad un certo punto della notte mi svegliai con un peso insolito sul collo, era Joy che si era addormentato sul mio cuscino. Con un no deciso lo feci scendere dal letto e non li permisi mai più di farlo. Joy era un adorabile furbacchione, sapeva che non lo volevo sul letto, quindi se c'ero non osava, ma quando uscivo dovevo chiudere la stanza, sennò avrei trovato le sue impronte sul mio cuscino.
Il mio affetto per Joy era quello riservato ad un carissimo amico di cui il rispetto per la privacy è comune. Sia a me che a Joy non sono mai piaciuti gli amici invadenti.