Il francese Xavier Prou, classe 1952, in arte Blek le Rat, sarebbe il padre, artisticamente parlando, di un grande fenomeno della street art, sua eccellenza Banksy. I stencil di Blek le Rat hanno influenzato i migliori artisti della scena street art nel mondo. Leggete anche Banksy il re della street art
Blek Le Rat è stato il primo a introdurre lo stencil nell’arte urbana, nonché uno dei primi graffiti artist, prima, e street artist, dopo, d’Europa. Un apripista di talento che, nonostante tutto, è rimasto lontano dai riflettori internazionali. Il suo incontro fulminante con i graffiti è a New York, durante un viaggio nel 1971. Dieci anni più tardi, affinato il proprio stile, Blek Le Rat inizia a tappezzare di curiosissimi stencils i muri di Parigi: si diffonde il “ratto” (Rat: anagramma di Art), che conquista presto la città francese divenendo il suo “segno” inconfondibile. Così personale che fu facilmente riconosciuto e poi perseguito per vandalismo, nel 1991, dalle autorità locali. Per evitare ulteriori condanne e problemi con la legge, l’artista escogita nuove soluzioni per esprimere la sua creatività. Da quel momento si dedica infatti alla produzione di posters sagomati lavorati con gli stencils: una soluzione innovativa con la quale inizia anche a trattare temi sociali.
L’influenza di Blek le Rat sulle generazioni a seguire è stata enorme, determinante per tutti i fenomeni di “guerrilla” noti oggi. Ben prima di chiunque altro, non solo in Europa, ha anticipato tendenze e visioni, tecniche e stili.
E Banksy? Una sua celebre frase dovrebbe chiarire ogni dubbio: «ogni volta che faccio qualcosa di abbastanza originale mi rendo conto che anche Blek Le Rat lo ha fatto, e vent’anni prima di me».
Banksy non fa segreto della sua ammirazione per Blek, ne mai nega d’essersi ispirato spesso al maestro francese. Banksy ha avuto il ruolo dell’ariete sfondando tramite lo stencil le resistenze dell’opinione pubblica, riuscendo a dare alla street art una notorietà “positiva”, mai conosciuta prima. Ma non ci sarebbe stato Banksy senza la scena francese, quella di Blek le Rat o Jef Aérosol per intenderci, e non è solo una questione anagrafica ma proprio di genere e tecnica. È dalla scena punk e dal socialattivismo di band come i Crass che Banksy ha attinto in modo sostanziale. L’artista inglese però si è spinto un po’ oltre, forse oltre l’ispirazione: pure il ratto, tanto caro a Blek, è stato da lui usato spregiudicatamente.
Blek le Rat non ha mai speculato e polemizzato, negli anni si è solo concesso qualche dichiarazione, confessando d’essersi sentito imitato piuttosto che seguito e di non “apprezzare” l’anonimato del collega. Già perché stupisce come lo street artist inglese possa restare ancora anonimo dopo così tante mostre, i molti contatti, le frequenti uscite pubbliche e pure un film (anzi un docu-film, se non un “mockumentary”, visto l’impianto autocelebrativo). Ma gran parte del mito Banksy è proprio da attribuire al suo anonimato, per cui pare improbabile un imminente cambio di strategia comunicativa. Quello che ci si aspetta è in realtà un cambio di direzione della sua produzione, che sembra oramai arenata e addirittura “superata” dai suoi seguaci.
I suoi ultimi lavori comparsi nel periodo olimpionico a Londra sono sembrati piuttosto scontati, non eccezionali per un artista del suo calibro: un giavellottista che lancia un razzo (numero sulla maglia 1468 = 1984) e un astista che sta per atterrare su di un vero materasso (abbandonato). Oggi un’intera generazione saprebbe imitare il maestro inglese così perfettamente da creare scompiglio e ambiguità, sia nella tecnica che nello humor: molti stencils apparsi a Londra durante queste Olimpiadi ci sono decisamente riusciti.
Oggi sessantenne, Xavier Prou guarda dal suo castello abbandonato, dove lavora e viva con la famiglia, il fenomeno Banksy. Grazie al suo successo le opere di Black le Rat hanno acquisito nuovo valore e una maggiore popolarità. Banksy, a suo modo, si è sdebitato.” Fonte web
Parigi, Barcellona, Londra, decine di street artist si sono confessati di fronte alle telecamere. Chi lo fa a volto scoperto e chi dietro una maschera, per non farsi scoprire. Una pratica artistica al di fuori della legalità è divenuta rampa di lancio per artisti che muovono il mercato.
Il video è disponibile soltanto nella versione originale inglese. Vi consiglio di darci un’occhiata perché si vedono all’opera personaggi molto interessanti.
Sul sito ufficiale potete trovare la lista completa e un video in cui vedrete il meglio della street art di Brooklyn.
Leggete l’articolo:
“Banksy è sicuramente il più noto street artist del mondo, una firma di proporzioni globali, probabilmente la più nota dopo la scomparsa di Keith Haring. Con lui, l’arte urbana ha assunto caratteristiche di costume, varcando di molto i confini dell’arte. Benché sia facile apprezzarne il genio e appassionarsi al suo caso, sarebbe doveroso per chi ne cita il talento prendere atto di un artista francese, classe 1952, di nome Xavier Prou, meglio noto con il nome d’arte di Blek le Rat.Blek Le Rat è stato il primo a introdurre lo stencil nell’arte urbana, nonché uno dei primi graffiti artist, prima, e street artist, dopo, d’Europa. Un apripista di talento che, nonostante tutto, è rimasto lontano dai riflettori internazionali. Il suo incontro fulminante con i graffiti è a New York, durante un viaggio nel 1971. Dieci anni più tardi, affinato il proprio stile, Blek Le Rat inizia a tappezzare di curiosissimi stencils i muri di Parigi: si diffonde il “ratto” (Rat: anagramma di Art), che conquista presto la città francese divenendo il suo “segno” inconfondibile. Così personale che fu facilmente riconosciuto e poi perseguito per vandalismo, nel 1991, dalle autorità locali. Per evitare ulteriori condanne e problemi con la legge, l’artista escogita nuove soluzioni per esprimere la sua creatività. Da quel momento si dedica infatti alla produzione di posters sagomati lavorati con gli stencils: una soluzione innovativa con la quale inizia anche a trattare temi sociali.
L’influenza di Blek le Rat sulle generazioni a seguire è stata enorme, determinante per tutti i fenomeni di “guerrilla” noti oggi. Ben prima di chiunque altro, non solo in Europa, ha anticipato tendenze e visioni, tecniche e stili.
E Banksy? Una sua celebre frase dovrebbe chiarire ogni dubbio: «ogni volta che faccio qualcosa di abbastanza originale mi rendo conto che anche Blek Le Rat lo ha fatto, e vent’anni prima di me».
Banksy non fa segreto della sua ammirazione per Blek, ne mai nega d’essersi ispirato spesso al maestro francese. Banksy ha avuto il ruolo dell’ariete sfondando tramite lo stencil le resistenze dell’opinione pubblica, riuscendo a dare alla street art una notorietà “positiva”, mai conosciuta prima. Ma non ci sarebbe stato Banksy senza la scena francese, quella di Blek le Rat o Jef Aérosol per intenderci, e non è solo una questione anagrafica ma proprio di genere e tecnica. È dalla scena punk e dal socialattivismo di band come i Crass che Banksy ha attinto in modo sostanziale. L’artista inglese però si è spinto un po’ oltre, forse oltre l’ispirazione: pure il ratto, tanto caro a Blek, è stato da lui usato spregiudicatamente.
Blek le Rat non ha mai speculato e polemizzato, negli anni si è solo concesso qualche dichiarazione, confessando d’essersi sentito imitato piuttosto che seguito e di non “apprezzare” l’anonimato del collega. Già perché stupisce come lo street artist inglese possa restare ancora anonimo dopo così tante mostre, i molti contatti, le frequenti uscite pubbliche e pure un film (anzi un docu-film, se non un “mockumentary”, visto l’impianto autocelebrativo). Ma gran parte del mito Banksy è proprio da attribuire al suo anonimato, per cui pare improbabile un imminente cambio di strategia comunicativa. Quello che ci si aspetta è in realtà un cambio di direzione della sua produzione, che sembra oramai arenata e addirittura “superata” dai suoi seguaci.
I suoi ultimi lavori comparsi nel periodo olimpionico a Londra sono sembrati piuttosto scontati, non eccezionali per un artista del suo calibro: un giavellottista che lancia un razzo (numero sulla maglia 1468 = 1984) e un astista che sta per atterrare su di un vero materasso (abbandonato). Oggi un’intera generazione saprebbe imitare il maestro inglese così perfettamente da creare scompiglio e ambiguità, sia nella tecnica che nello humor: molti stencils apparsi a Londra durante queste Olimpiadi ci sono decisamente riusciti.
Oggi sessantenne, Xavier Prou guarda dal suo castello abbandonato, dove lavora e viva con la famiglia, il fenomeno Banksy. Grazie al suo successo le opere di Black le Rat hanno acquisito nuovo valore e una maggiore popolarità. Banksy, a suo modo, si è sdebitato.” Fonte web
Parigi, Barcellona, Londra, decine di street artist si sono confessati di fronte alle telecamere. Chi lo fa a volto scoperto e chi dietro una maschera, per non farsi scoprire. Una pratica artistica al di fuori della legalità è divenuta rampa di lancio per artisti che muovono il mercato.
Il video è disponibile soltanto nella versione originale inglese. Vi consiglio di darci un’occhiata perché si vedono all’opera personaggi molto interessanti.
Sul sito ufficiale potete trovare la lista completa e un video in cui vedrete il meglio della street art di Brooklyn.