venerdì 9 agosto 2019

Nagasaki 72 ore dopo Hiroshima: 9 agosto 1945

Era la mattina del 9 agosto 1945. Erano trascorse appena 72 ore dal bombardamento atomico su Hiroshima, ma al comando militare Usa di stanza nel Pacifico ancora non bastava. Il nemico giapponese andava non soltanto colpito, ma annientato, ridotto al silenzio. Con una seconda testata nucleare. Così, dopo aver scaldato i motori, il bombardiere B-29 Bockscar decollò dall'isola di Tinian con a bordo un ordigno a base di plutonio soprannominato Fat Man: un mostro di cinque tonnellate capace di scatenare un'esplosione da 21 kilotoni. Fonte notiziario web.

Ore 11.02, nella coltre di nubi che sovrastava la città di Nagasaki si aprì uno spiraglio. Sotto la carlinga del bombardiere americano, 9000 metri più in basso, apparvero i capannoni del quartiere industriale Urakami. Oltre ad ospitare alcune fabbriche di munizioni, la zona era anche sede del Nagasaki Medical College, di numerose altre scuole, edifici pubblici e abitazioni civili. Un bersaglio strategico, popolato da 250 mila persone, scelto proprio con lo scopo di azzerare il morale del nemico.
L'arma atomica detonò a 500 metri dal suolo, investendo la zona sottostante con un'esplosione che polverizzò completamente gli edifici e uccise all'istante qualsiasi essere vivente nel raggio di 1 km. Dopo il primo impatto, la vampata di calore e l'onda d'urto generate dalla deflagrazione rasero al suolo l' 80% degli edifici situati entro i 2 km, mentre gli effetti devastanti della bomba si manifestarono fino a 15 km di distanza, causando numerosi crolli e incendi nel resto della città.
Secondo le fonti ufficiali, l'attacco americano a Nagasaki causò 74 mila morti e altrettanti feriti gravi, vittime dei crolli e ustionati dal calore sprigionato dall'esplosione. Sei giorni dopo, il Giappone si arrese decretando la fine della II Guerra mondiale. Ma la ferita causata dal bombardamento atomico è ancora aperta. Gli effetti nocivi delle radiazioni hanno continuato a decimare la popolazione anche dopo il 1945. Secondo il matematico Tadatoshi Akiba, Fat Man ha causato, dal 1945 al 1983, almeno 140 mila vittime, quasi tutte civili.
Dall'altro lato dell'Oceano, invece, il bombardamento nucleare venne applaudito dal governo Usa come la mossa definitiva per terminare la guerra e risparmiare all'esercito una lunga campagna di invasione del Giappone. L'impiego di armi atomiche era stato già ipotizzato nel 1941, poco dopo l'attacco subito dagli americani a Pearl Harbor. La decisione finale di sganciare gli ordigni venne presa nel giugno 1945: lo racconta Henry Stimson, segretario di guerra sotto l’allora presidente Usa, Harry Truman. 

Secondo Stimson, infatti, per sconfiggere il Giappone era necessario fare uso di 'armi psicologiche'che rendessero evidente a tutti la supremazia americana. 
Ecco cosa si legge in un telegramma riservato inviato dal senatore Richard Russell al presidente degli Usa il 7 agosto 1945:


«Il mio consiglio, presidente, è quello di portare avanti la guerra fino a quando i giapponesi non ci pregheranno di imporre loro la resa incondizionata. […] Se non riusciremo a finire il lavoro con le bombe atomiche, allora ci lasci usare la dinamite e le armi incendiarie. […] Spero anche dia ordine ai nostri generali di non inoltrare alcun preavviso alle città che verranno bombardate: in gioco c'è la vita dei nostri bravi ragazzi dell'aviazione».

Fonte web