martedì 23 aprile 2013

Gheisha, never again


Cosa mi spinse a scrivere questo post? Forse fu la ricerca di foto da inserire sul post che avevo in mente - Mostra sul Tibet in questi giorni a Treviso - in buona parte di esse venivano raffigurate le concubine dei Gran Khan o degli  imperatori cinesi. Ma trovai anche delle foto del Giappone e immagini della gheisha, figure femminili, che per secoli svolsero il ruolo di affascinanti dispensatrici di piaceri. 

L’immaginario maschile fu da sempre popolato dalle conturbanti visioni di colli  femminili abilmente scostati dal kimono, o dal seno che pudicamente spuntava dall’abito intarsiato da pietre preziose; dalla caviglia che sporgeva dalla scarpetta o dal piede avvolto dal tulle ricamato.
Preziosità dove lo sguardo si sofferma e le fantasie galoppano come cavalli selvaggi nelle tundre deserte.
Secoli in cui le arti femminili servivano solo allo scopo d’intrattenimento, le mani, la voce, nient’altro che per lo svago del signore danaroso.
Ma queste dispensatrici di piacere venivano pagate e molte diventarono delle icona dei loro tempi. 
Vi lascio uno stralcio di…
Memorie di una gheisha LEI SI DIPINGE IL VISO PER NASCONDERE IL VISO. I SUOI OCCHI SONO ACQUA PROFONDA. NON E' PER UNA GEISHA DESIDERARE. NON E' PER UNA GEISHA PROVARE SENTIMENTI. LA GEISHA E' UN'ARTISTA DEL MONDO, CHE FLUTTUA, DANZA, CANTA, VI INTRATTIENE. TUTTO QUELLO CHE VOLETE. IL RESTO E' OMBRA. IL RESTO E' SEGRETO.I viaggi di Monsieur Couperin, furono dei libri scritti a partire dal 1713. Viaggi che non si svolsero in carrozza, bensì sulle ali della fantasia. Evocazioni di luoghi fantastici, l’Oriente immaginato da artisti che come lui vivevano a Parigi, affascinati dal raffinato esotismo, che esalavano le spezie, le sete e i racconti di viaggi dei missionari e dei mercanti dell’epoca.

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